Editor, scrittore, illustratore, psicologo all'occorrenza
(ma dobbiamo conoscerci meglio).

La villa in collina, il viadotto dell'autostrada, le rovine della chiesa, la casa nel campo di grano. Sono luoghi di cui Franky riconosce ogni dettaglio, come fossero quartieri della sua città. Ne sente gli odori, ne vede le luci… e ne avverte anche l’aura di morte che da essi trasuda. Sono luoghi dove, ormai ne è certo, sono state uccise delle persone. Il fatto è che Franky non è un detective, ma solo un ragazzo di ventitré anni, con un lavoro tedioso, un disastro famigliare alle spalle, e in quei posti non ha mai messo piede. Se non nei sogni che lo tormentano da qualche tempo. Da quando ha incontrato Agata. Schiva, inquietante e bellissima, è la ragazza che da un mese a questa parte si presenta puntualmente al suo locale, ordinando piatti che poi non consuma, disegnando pentacoli nel sale versato sulla tovaglia e leggendo il futuro nei fondi di caffè. "Non è normale, lasciala perdere", "Stalle lontano, non porta nulla di buono" gli avevano detto gli amici più stretti. Ma gli amici non sanno dei suoi recenti incubi, né che Agata conosca quei luoghi ancor meglio di Franky. Lei ha visto l’ombra che li ha attraversati tutti per giungere fino a lì, in quella placida realtà di periferia. È solo questione di tempo, ma il sangue scorrerà di nuovo. Lei lo sa, nessun dubbio al riguardo. Forse perché nei disegni tracciati nel sale, o sul fondo di una tazzina, il futuro l’ha letto davvero. E Franky deve decidersi a crederle, perché il sangue che scorrerà sarà il suo. Il rito dei Corvi è un romanzo che intreccia la realtà quotidiana di un pugno di ragazzi di città ai territori dell'occulto e del sovrannaturale. Una corsa contro il tempo che ruba il fiato fino all'ultima pagina.
La festa è ancora nel vivo quando Franky e la sconosciuta decidono di andarsene. Sgusciano tra le sale della villa e attraversano il cortile senza guardare o salutare nessuno. Alcune delle maschere che affollano il party si voltano al loro passaggio come i guardiani di un panteon egizio, quasi stessero suggerendo a entrambi di sbrigarsi e non dare nell'occhio. Superano i cancelli, un paio di incroci e traverse, e imboccano un lungo viale alberato illuminato da lampioni sporadici, con macchine parcheggiate ai lati e sgombro della presenza umana.
Camminano a lungo e per i primi dieci minuti non dicono una parola, quasi avessero preso strade diverse. Nella mente di Franky si spintonano troppe domande. Domande che mai avrebbe pensato di porsi e che, tuttavia, richiedono una risposta immediata, perché dopo quello che ha visto, dopo quello che ha appena vissuto, la sua personale concezione di cosa sia possibile e cosa fottutamente impensabile ha subito un notevole sbandamento. Eppure non apre bocca. Forse perché indeciso su quale domanda meriti la priorità assoluta, o forse perché convinto che quel denso silenzio abbia un che di giusto, di sacro, una barriera che non gli è concesso violare, supportata dal metro e mezzo di distanza tra lui e la ragazza, che lei pare tener sottocchio.
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